7 giugno 2022

Unlimited Love - Red Hot Chili Peppers (2022)

 
     Sarebbero bastate anche solo la metà delle canzoni presenti nell'ultimo lavoro dei Red Hot Chilli Peppers per farne comunque un buon disco e un gran bel ritorno sulla scena musicale. Diciassette tracce sono davvero tantissime, e alcune di queste sembrano essere state buttate lì per riempire (inutilmente) lo spazio del disco.

    Black Summer apre le danze. E' incredibile come, a distanza di più di cinquant'anni, l'influenza di un genio quale è stato Jimi Hendrix sia ancora presente nella testa e nelle mani di tantissimi chitarristi odierni che a lui ancora si ispirano. Uno di questi è sicuramente John Frusciante, e in questo brano l'influenza Hendrixiana si sente tutta. Bellissima la ritmica, i fraseggi e l'assolo che il chitarrista tira fuori dalla sua fedele Stratocaster. Per me il pezzo migliore e più riuscito di tutto l'album.

    Here Ever After ha un bel groove, grazie al basso pulsante di Flea e all'accompagnamento di Chad Smith alla batteria. Buono anche l'assolo finale di Frusciante. Brano che si fa ascoltare con piacere.

    Acquatic Mouthdance è un pezzone funk che si apre con un giro di basso di Flea, che qui utilizza la sua caratteristica tecnica percussiva dello slap, basso che rimane costantemente presente e suona quasi sempre lo stesso giro per tutta la canzone. La chitarra di Frusciante suona poche note ma giuste e in modo perfetto, seguendo il ritmo funky. La batteria di Chad è incalzante, perfetta allo scopo. La voce di Anthony si fonde perfettamente con il tutto, come sempre. Alla fine compaiono anche i fiati (tromba e sax), e il brano si trasforma in una jam session Jazz. Fantastica.

    Not The One fa rallentare il ritmo del disco, volendo essere una specie di ballad. Si sente una sorta di sintetizzatore che accompagna la voce di Anthony per tutta la durata del brano (credo si tratti di un effetto per chitarra suonata da Frusciante con uno bottleneck), e sullo sfondo anche il piano. Niente di eccezionale, ma tutto sommato ascoltabile.

    Poster Child ci riporta al ritmo funky caratteristico della band dei peperoncini rossi piccanti. Frusciante qui usa l'effetto wah wah sulla sua chitarra, mentre Flea e Chad creano il solito bel groove con basso e batteria, ritmo sopra al quale Anthony può incantare gli ascoltatori con il suo tipico canto a tratti rappato, a tratti rallentato.

    The Great Apes contiene qualche bella sfuriata chitarristica di Frusciante, ma niente di più. Ad ogni modo, c'è da dire che lo stile dei RHCP è sempre inconfondibile, anche in brani come questo.

    It's Only Natural è un pezzo tranquillo e senza pretese. Frusciante qui usa un effetto di delay insieme al riverbero per dare più "dimensione" e spessore al suono.

    She's A Lover è uno di quei pezzi "riempitivi" di cui parlavo all'inizio, almeno secondo il mio modesto parere, salvato solo nel finale da un assolo di Frusciante.

    These Are The Ways parte rilassata, per poi prendere vita con il ritmo incalzante della batteria di Chad e i riff distorti della chitarra di Frusciante. Il basso di Flea e la voce di Anthony fanno il resto. Il finale è hard rock, bello tosto. Buon pezzo.

    Whatchu Thinkin' ha un che di "elettronico", ma a parte questo, null'altro di particolare da segnalare. Frusciante ci infila uno dei suoi assoli nel finale.

    Bastards Of Light si apre con un sintetizzatore, in puro stile rock anni '80. Anche questo, dunque, come il brano precedente, presenta influenze di rock elettronico. Verso la fine della canzone, Frusciante irrompe con un pesante riff di chitarra hard rock, mentre la voce di Anthony cambia tono, probabilmente grazie all'utilizzo di un megafono o effetto simile.

    White Braids & Pillow Chair è un melenso brano di pop rock. Qualche buon effetto chitarristico di Frusciante non serve a salvarlo dall'essere soltanto un'altra traccia riempi-spazio.

    One Way Traffic è un discreto pezzo funk, ma niente di più. Anche qui, nel mezzo del brano, Frusciante irrompe con una delle sue sperimentazioni sonore.

    Veronica si apre con un mellotron: avete presente l'intro di No Quarter dei Led Zeppelin? Si tratta dello stesso strumento. A parte ciò, nient'altro da aggiungere su questo brano abbastanza piatto e ripetitivo.

    Let 'Em Cry è una canzoncina da cocktail sulla spiaggia al tramonto. Salvata soltanto, per l'ennesima volta, da un bell'assolo di Frusciante.

    The Heavy Wing contiene qualche buon riff distorto di Frusciante. Per il resto, un po' troppo ripetitivo e tedioso.

    Tangelo suona come una sorta di ninna nanna, come per salutare il pubblico e ringraziarlo per essere arrivato sino alla fine dell'ascolto di questo lungo (lunghissimo) disco. Frusciante usa una chitarra acustica per l'occasione, creando un'armonia dolce e al tempo stesso malinconica.

    E' indubbio che il ritorno di John Frusciante, a distanza di ben sedici anni dall'ultimo album in cui ha suonato con i RHCP, abbia dato una bella scossa alla band ed abbia riportato qualità alla loro musica. Prova ne è quest'ultimo lavoro, nato, a detta degli stessi componenti della band, da lunghe jam session in cui i quattro musicisti hanno dato sfogo alla loro vena artistica. Nonostante alcuni brani che, secondo me, dovevano essere scartati, e nonostante la conseguente eccessiva durata dell'album (eccesso dato non tanto dal minutaggio, quanto dalla noiosità delle suddette canzoni), rimane comunque un buon disco. Di certo migliore degli ultimi sfornati dalla band californiana e, a mio parere, il migliore pubblicato dopo Californication del 1999.

    Signore e signori John Frusciante è tornato, i Red Hot Chili Peppers sono tornati!