3 luglio 2019

Route - Itinerario Del Viaggio



James parte il 3 luglio 2010 da Rockledge, Florida, arrivando il 6 luglio a Gallup, Nuovo Messico, tramite la I-40W (Route 66), percorrendo circa 2000 miglia (3200 km) in 28 ore, con una media di 7 ore di viaggio al giorno, passando per Dallas e Amarillo, Texas, e Albuquerque, Nuovo Messico, con le seguenti tappe:

- sabato 3 luglio - da Rockledge (Florida) a Mobile (Alabama)

- domenica 4
luglio - da Mobile (Alabama) a Longview (Texas)

- lunedì 5
luglio - da Longview (Texas) a Amarillo (Texas)

- martedì 6
luglio - da Amarillo (Texas) a Gallup (Nuovo Messico)

- mercoledì 7
luglio - da Gallup (Nuovo Messico) a Santa Monica (California)


Il 7 luglio parte da Gallup, Nuovo Messico, arrivando la sera dello stesso giorno a Santa Monica, California, percorrendo circa 666 miglia (1000 km) in 10 ore, sulla I-40 W (Route 66) attraversando l'Arizona, con le seguenti tappe:

- da Gallup (Nuovo Messico) a Winslow (Arizona) - 130 miglia, 2 ore

- da Winslow (Arizona) a Flagstaff (Arizona) - 58 miglia, 1 ora

- da Flagstaff (Arizona) a Williams (Arizona) - 33 miglia, 40 minuti

- da Williams (Arizona) a Kingman (Arizona) - 115 miglia, 2 ore

- da Kingman (Arizona) al deserto del Mojave (California) - 100 miglia, 1 ora e 30 minuti

- dal deserto del Mojave (California) a Barstow (California) - 110 miglia, 1 ora e 40 minuti

- da Barstow, California a Santa Monica, Los Angeles (California) - 130 miglia, 2 ore e 20 minuti

2 luglio 2019

Route - La Genesi


    Ho iniziato a scrivere quasi per gioco. Era il mese di luglio del 2014. Il 19 luglio di quell'anno, un sabato pomeriggio, ero a Roma con un amico. Eravamo seduti al tavolo di un bar a bere un caffè e mentre si parlava di libri mi venne in mente la possibilità di poterne scrivere uno. Pensavo che non sarebbe stato poi così difficile. Facemmo una specie di scommessa, o meglio, feci una scommessa con me stesso. Sul treno di ritorno per Firenze non pensai ad altro che alla storia da scrivere. Mi venne in mente il viaggio in moto attraverso gli Stati Uniti di un uomo di mezza età; un viaggio simbolico, una metafora del cammino di vita, una rinascita spirituale. Tra l'altro quel viaggio in treno fu segnato da un tragico evento: quando arrivammo alla stazione di Firenze Campo di Marte, un uomo si gettò sui binari e finì sotto la locomotiva, restando ucciso. Erano all'incirca le 19.15. Il treno si fermò lì e non ripartì più per Santa Maria Novella, la stazione principale. Qualche giorno dopo iniziai a scrivere la storia, l'incipit, il sogno nella profondità del mare. Poco tempo dopo abbandonai quello che dopo più di tre anni avrei deciso di finire e di far diventare un romanzo breve, scritto in maniera semplice e diretta, ma carico di simbologia e metafore di vita. Sono stato ispirato principalmente da "Il Vecchio e Il Mare" di Hemingway, romanzo breve che con una storia relativamente semplice racconta la tenacia e allo stesso tempo l'impotenza dell'uomo di fronte alla natura e all'inevitabile fine a cui tutti siamo destinati. Mi sono ispirato inoltre ad un altro romanzo, questo più lungo, che narra proprio il viaggio in moto di un uomo attraverso gli States insieme a suo figlio. Il romanzo è "Lo Zen e L'Arte Della Manutenzione Della Motocicletta", di Robert Pirsig, una storia autobiografica che descrive in maniera accurata ed entusiasmante il viaggio sulle due ruote, insieme alle riflessioni più intime e nascoste di un uomo che in passato ha sofferto di malattia mentale. Per il resto, il romanzo è una sorta di autobiografia mescolata a fantasia. Il viaggio negli USA l'ho fatto davvero, sulla Route 66 ci sono stato, ma ero in auto e non in moto. In California e in Arizona ci sono stato, nel Nuovo Messico no. Sulla spiaggia di Santa Monica ci sono stato esattamente lo stesso giorno in cui si svolge il romanzo, ovvero il 7 luglio del 2010 (l'anno non viene mai citato nel romanzo, ma lo si può dedurre con dei semplici calcoli). Quando il protagonista arriva al molo di Santa Monica, ha percorso esattamente 2492 miglia; l'America fu scoperta da Colombo nel 1492. Il racconto parla anche di sogni, e in effetti andare in America è stata per me la realizzazione di un sogno che avevo da bambino. Le sensazioni descritte durante il viaggio sono prese direttamente dalla mia esperienza personale durante i lunghi spostamenti in auto tra California, Nevada e Arizona, nonché dai miei numerosi viaggi sulle due ruote fatti in Italia e all'estero. Molte delle riflessioni e delle frasi presenti sono anch'esse cose che avevo scritto tempo prima in una specie di diario digitale e che ho inserito all'interno della storia, collocandole nei punti che mi sembravano più adatti. Poi ovviamente ci sono altre parti autobiografiche, pezzi della mia vita mischiati con la fantasia del racconto: la morte di mio padre e tutto ciò che ha comportato, gli insegnamenti da lui lasciatimi come inestimabile eredità. Credo sia molto più semplice scrivere una storia e inventare dei personaggi attingendo anche dalla propria vita, dalle persone che si conoscono nella realtà. Poi magari camuffarle, caricarle, renderle quasi irriconoscibili nel racconto. Modificare i propri accadimenti passati in qualcosa di diverso, di più bello, o magari, perchè no, di più brutto. È il bello dello scrivere, è libertà assoluta, svincolata da ogni restrizione che può esistere nella realtà.

    Credo che in questo libro abbia voluto riversare alcuni degli avvenimenti salienti della mia vita, condensandoli in un racconto di circa centoquaranta pagine, con cui ho voluto rappresentare il cammino della vita di un uomo. In questo senso, i ricordi del protagonista sono la chiave di lettura per identificare questo cammino, poiché vogliono raffigurare alcune fasi della vita: infanzia, adolescenza e prima età adulta. Ho voluto rappresentare la nascita attraverso il sogno iniziale nella profondità del mare, per darle un'impronta di avvenimento drammatico in quanto primo approccio con il mondo esterno, fine della vita pacifica all'interno dell'utero materno. La vecchiaia è banalmente il tramonto, la fine del giorno, mentre la morte è raffigurata dalla notte profonda e dal freddo, oscuro e sconfinato oceano. L'oceano raffigura in generale l'ignoto, la parte sconosciuta dell'universo, della vita, di noi stessi. La storia è inoltre ispirata ad alcune canzoni che amo: "Riders On The Storm" e "L.A. Woman" dei Doors, "Born To Be Wild" degli Steppenwolf (colonna sonora del film "Easy Rider", il film per eccellenza sui motociclisti e sul viaggio in motocicletta), "Take It Easy" e "Hotel California" degli Eagles e "On The Road Again" dei Canned Heat. La parte finale, ovvero l'incontro di James con Sandra, la ragazza conosciuta al luna park, è ispirata a "Tunnel Of Love" dei Dire Straits, canzone che amo in modo particolare e che mi riporta sempre il ricordo di mio padre; fu infatti grazie a lui che l'ascoltai la prima volta. Persino Rockledge, la cittadina della Florida dove James vive con sua figlia, è stata una scelta dettata dal suo nome, che contiene la parola "rock". L'ho scelta perché mi piaceva come suonava. Il nome del protagonista stesso è un riferimento a Jim Morrison, il cui nome per intero era James, nato anche lui in una cittadina della Florida; il cognome Rising è un riferimento al testo "Mr Mojo Risin" presente nella canzone "L.A. Woman" ed anagramma di Jim Morrison, oltre che al significato stesso del termine inglese, che vuol dire "nascente, che sorge". Il personaggio dell'autostoppista è anch'esso un riferimento alla figura del cantante dei Doors, o meglio, ad una sua interpretazione nel cortometraggio "HWY: An American Pastoral". Il corto fu girato proprio tra il deserto del Mojave in California e Los Angeles, e il protagonista, interpretato dallo stesso Morrison, è un autostoppista misterioso ed assassino, lo stesso presente anche nel testo della canzone "Riders On The Storm". Nel romanzo il personaggio dell'autostoppista potrebbe essere visto come una proiezione della mente di James, una specie di suo alter ego. In effetti, a parte lui, nessun altro vi interagisce. La cameriera del diner sembra non accorgersi di lui e inoltre nel finale James non ritrova più l'acchiappasogni regalatogli da quest'ultimo, e che credeva di avere al collo, come fosse stato solo frutto della sua immaginazione. L'eventuale interpretazione è lasciata al lettore. Nella canzone "L.A. Woman" è ovviamente citata la città di Los Angeles, che nel testo della canzone viene chiamata "città della notte". In effetti James e Sandra si aggirano nel cuore di Los Angeles di notte. La frase "Il pesante rombo metallico proveniente dagli scarichi" è un chiaro riferimento al testo "heavy metal thunder" presente nella canzone "Born To Be Wild", mentre in "Take It Easy" viene citata la cittadina di Winslow, in Arizona, dove James si ferma a fare colazione e dove incontra l'autostoppista. Le canzoni "Hotel California" e "On The Road Again" trattano entrambe del viaggio on the road, oltre ad altre tematiche. Infine, il testo di "Tunnel Of Love" narra la storia di un uomo e di una donna che si incontrano una sera in un luna park, innamorandosi in breve tempo. A fine serata, però, si separano per non rincontrarsi mai più, probabilmente per la paura di soffrire ancora per amore. In Route viene invece lasciata una speranza in tal senso: un bigliettino con il numero di telefono che Sandra da a James prima di andare via fa presupporre che i due si rincontreranno di nuovo, di lì a breve.

    All'interno del racconto, oltre che alla musica, si fa riferimento al cinema. Si parla infatti del cinema e del suo legame con l'immaginazione e con il mondo dei sogni. Di solito accade che dai romanzi vengano tratti i film, io ho voluto fare qualcosa di opposto, ovvero narrare e scrivere una storia come se si trattasse di un film, con un taglio, per così dire, cinematografico. A tal scopo, sono stato molto generoso nei dettagli, nella descrizione delle scene e nelle "inquadrature" dei personaggi. Anche il "montaggio" è stato attento e scrupoloso: ho usato i flashback per effettuare salti temporali dal presente al passato del protagonista, utilizzando degli agganci narrativi ogni qualvolta avvengono questi salti. L'intento era quello di ricreare nel lettore la stessa sensazione che si ha quando si è seduti sulla poltrona di un cinema a guardare un film, e ci si immerge dentro la storia raccontata. A tal proposito, mi piace molto la frase che a un certo punto James dice a Sandra: "Sai, a volte mi piace immaginare la vita come se fosse un film, il mondo un immenso set e le persone come attori senza copione, lasciati all'improvvisazione". Potrei dire che, siccome non ho potuto girare un film, mi sono accontentato di scrivere un libro. Ho voluto dare un nome di persona femminile alla motocicletta di James, per renderla coprotagonista della storia, come fosse un essere vivente, non un semplice mezzo di trasporto. Bonnie mi è sembrato subito un nome azzeccato. Come forse qualche lettore avrà intuito, si tratta di una Triumph Bonneville. In particolare, quella presente nel romanzo è una T120 del 1969, con motore da 650 centimetri cubici, 50 cavalli, due cilindri e due carburatori. È una moto che non ho mai guidato, ma che mi piacerebbe provare prima o poi. Avrei voluto provarla durante la scrittura del romanzo così da poterne descrivere in maniera più realistica le caratteristiche, ma purtroppo non ci sono riuscito. Nel romanzo è presente anche il concetto di caos, cioè di casualità degli eventi e di imprevedibilità degli stessi. James è "preda" di una serie di eventi lungo il suo viaggio, come accade alle persone durante la propria vita. Incontra Sandra al luna park per un evento casuale, ovvero la smarrimento della chiave della sua auto. Le vie delle singole persone si incrociano le une con le altre durante la loro esistenza a causa, o per merito, del caso. La parola "caos" è usata più di una volta nel racconto per descrivere il disordine, ma anche per sottolineare, per l'appunto, la casualità degli eventi raccontati. Un altro importante concetto che si trova continuamente nel racconto è quello del "momento presente", appartenente alla filosofia Zen, conosciuto anche come "eterno presente", ossia il vivere immersi sempre nel qui e nell'ora, non nel futuro, né nel passato. Del futuro non ci si dovrebbe affatto preoccupare dato che è qualcosa di astratto, qualcosa che ancora non esiste e che probabilmente mai si avvererà nel modo in cui lo immaginiamo. D'altro canto, i ricordi del passato dovrebbero essere solo un caldo ed accogliente luogo in cui è possibile rifugiarsi di tanto in tanto, niente di più. Inoltre nel racconto viene messo in evidenza come in assenza della tecnologia in nostro aiuto (il telefono cellulare nel caso specifico), dobbiamo fare affidamento solo su noi stessi e sulle nostre capacità oppure sull'aiuto di altre persone per uscire dalle situazioni difficili. Come quando James resta da solo all'interno del pick-up in mezzo al deserto, oppure quando Sandra perde la chiave della sua auto di notte al luna park ed è costretta a chiedere aiuto a James.

    L'intreccio narrativo è costruito attraverso ricordi e flashback che si raccordano con la storia principale. Il tutto è raccontato sempre al presente, come se accadesse nel momento in cui il lettore sta leggendo, per sottolineare di nuovo l'importanza del "momento presente". Il lettore è coinvolto e trascinato nella storia per mezzo della descrizione delle sensazioni provate dal protagonista tramite l'uso di tutti e cinque i sensi. Non è un semplice spettatore, ma si trova dentro la scena, ne è anche lui il protagonista, o almeno questo era l'intento. La storia è raccontata sempre in prima persona, non in terza persona e al passato come accade in molti romanzi. Nel romanzo ci sono tre ricordi e tre flashback. I ricordi arrivano sempre dopo un rilassamento, quando James è sveglio, mentre i flashback arrivano dopo che James cade nel sonno. In ogni caso, sia i ricordi che i flashback avvengono sempre quando James chiude gli occhi; quando successivamente li riapre, si ritrova di nuovo proiettato nel presente. Alla fine di ogni ricordo c’è un aggancio narrativo che riconduce alla storia principale. Nel finale della storia James torna in acqua come all'inizio, nel sogno, e il cerchio della vita si chiude, per poi ricominciare a girare il giorno dopo. Ogni nuovo giorno è un nuovo inizio. La vita è un ciclo che si ripete e noi facciamo parte di quel ciclo, ne siamo i protagonisti, come gli attori principali di un film. Una delle frasi finali, "Non ho più paura dell'oceano", può essere interpretata come la frase di un moribondo sul punto di morte: l'oceano rappresenta l'ignoto, la morte, e l'uomo sul punto di morire, esseondovi così vicino, non la teme ormai più. Definirei il romanzo "ciclico", nel senso che una volta finito di leggerlo, lo si potrebbe ricominciare a leggere dall'inizio, proprio perché la fine coincide con l'inizio e viceversa. La frase "Buio e silenzio intorno a me", infatti, apre il romanzo con il sogno nella profondità del mare e lo chiude con il bagno notturno del protagonista, nello stesso mare e sulla stessa spiaggia.

    L'imminente nascita della mia primogenita mi ha in qualche modo spinto a finire di scrivere il libro. Credo di aver deciso che James avesse una figlia quando ho saputo che sarei diventato padre di una femminuccia. Ho dato al personaggio il nome Lisa. Volevo dare questo nome a mia figlia, ma la mia compagna non era d'accordo, così, se non altro, l'ho usato nel mio romanzo. Volevo a tutti i costi completare il libro prima della sua nascita e sicuramente questo evento, cioè il diventare padre e tutto ciò che comporta, ha influito nella scrittura del romanzo, nei suoi personaggi. Dovevo finire di scriverlo, era rimasto fermo per troppo tempo. Mi è costato molto sforzo farlo, ma alla fine ci sono riuscito e ne sono soddisfatto. Perché è per questo che l'ho fatto, solo per soddisfazione personale, per poter dire di aver vinto una sfida con me stesso. Poi la decisione, ragionatissima e colma di ripensamenti, di pubblicarlo è stata solo una cosa secondaria, venuta dopo. Certo è bello poter creare qualcosa di così personale, ma credo sia anche bello poterlo mostrare al mondo, condividerlo con gli altri. Di sicuro è una scelta personale, ognuno decide come meglio crede. Io ho deciso di pubblicarlo su un sito web di self publishing con uno pseudonimo, in modo da preservare comunque una certa privacy. Devo dire che anche questa è stata un'esperienza che mi è piaciuta molto e che ha allargato ancora di più le mie conoscenze. Con l'occasione ho potuto fare anche il deposito legale alla biblioteca comunale di Firenze, il che mi ha permesso, soprattutto, di visitarla, visto che in tutti questi anni non c'ero ancora mai stato. In un certo senso è stato come scrivere un testamento, qualcosa che contenesse parte della mia vita e dei miei pensieri, e che durasse e perdurasse nel tempo. Una traccia del mio passaggio. Ho scoperto che la scrittura di un romanzo, seppur breve, è davvero un lavoro estenuante, al contrario di come immaginavo. Richiede un grosso sforzo, non solo di immaginazione, ma anche di lavoro meccanico per correggere le bozze, cose che ovviamente non si notano quando si legge un libro. Mi sono reso conto che il lavoro che c'è dietro è enorme. Per prima cosa c'è la creazione dei personaggi: bisogna ideare il loro carattere e il loro aspetto fisico, renderli reali, non farli sembrare solo delle marionette mosse dalla mano dello scrittore. E già solo questo non è affatto semplice. Ho studiato gli itinerari e i tempi di percorrenza degli spostamenti fatti dal protagonista, ho ricercato gli orari di alba, massima altezza del sole e tramonto nell'esatto giorno e nelle precise zone in cui si svolge il racconto. Ho trascorso ore a cercare informazioni sulla motocicletta e sulle sue caratteristiche, quali il motore, la meccanica, eccetera, oltre che documentarmi su tutti i dettagli presenti nel romanzo, per renderlo più realistico possibile, attraverso la ricerca di informazioni, foto e video sul web. Certo che questo strumento, il web, rappresenta un grande aiuto per chi vuole scrivere un romanzo. E pensare che i grandi scrittori del passato dovevano tirare fuori tutto, o quasi, dalla propria fantasia ed esperienza diretta, e da ciò che riuscivano ad ottenere, con una certa fatica, dai mezzi d'informazione della loro epoca. Per la descrizione delle freeway, dei panorami e dei palazzi di Los Angeles, oltre che su foto e video trovati in rete, mi sono basato su un videogioco molto noto che riproduce in maniera fedele la città (che nel gioco ha un nome fittizio), incluso il molo di Santa Monica con le sue attrazioni, e che permette di percorrerne le strade con qualsiasi mezzo, incluse le motociclette. Ovviamente anche per la descrizione di interni ed esterni dei luoghi presenti nel racconto mi sono basato su foto trovate in rete, oltre che sulla mia immaginazione ed esperienza diretta. È pur vero che ho fatto tutto questo lavoro da solo, dalla scrittura all'impaginazione, alla rilettura, alla correzione e alla copertina. Ed è altrettanto vero che, non avendo mai avuto esperienza nel settore, non avevo idea di come si scrivesse un libro, e probabilmente non ce l'ho tuttora. Sono certo che uno scrittore affermato faccia molta meno fatica a scrivere pagine e pagine di ottima qualità in una sola giornata, a fronte di una o due paginette scritte da me nello stesso tempo, ma con uno sforzo che non avrei mai creduto. Se sei fortunato e quel giorno sei ispirato allora ti va abbastanza bene, ma se ti metti lì con l'idea di scrivere qualcosa e lì per lì non ti viene in mente nulla, allora è davvero dura. Una gran bella lezione che ho imparato e vissuto sulla mia pelle. È però un'avventura davvero entusiasmante. Durante la scrittura mi immergevo nella storia, allo stesso modo di quando leggo un libro che mi piace. Quando riemergevo da quel mondo fantastico, la realtà mi sembrava così spenta, quasi inutile. A volte mi svegliavo di mattina presto con idee e frasi nella testa che mi precipitavo ad annotare, per poi inserirle nel romanzo o scartarle del tutto. Un pensiero di Robert Louis Stevenson, autore de "L'Isola Del Tesoro", descrive molto bene la fatica che c'è dietro la scrittura di un romanzo, breve o lungo, bello o brutto che sia: "Chiunque abbia diligenza, carta e tempo sufficienti è in grado di scrivere un racconto breve, un racconto scadente voglio dire; ma non tutti possono aspirare a scrivere un romanzo, sia pure scadente. È la lunghezza che ammazza. Il romanziere affermato può permettersi di prendere e lasciare il suo romanzo, di dedicargli intere giornate invano, di limitarsi a scrivere roba che poi si precipiterà a coprire d'inchiostro. Non così il principiante. Un lieve afflato deve guidare il principiante, una vena fortunata deve scorrere, ed egli dovrà trovarsi in uno di quei momenti in cui le parole vengono da sé e le frasi trovano spontaneamente un equilibrio, e questo solo per incominciare. Ma una volta incominciato, quant'è spaventoso guardare davanti a sé fin quando il libro non è concluso! Per tutto quel tempo l'afflato deve rimanere costante, la vena continuare a scorrere, per tutto quel tempo bisogna mantenere una eguale padronanza del livello stilistico; per tutto quel tempo le marionette devono essere vitali sempre, coerenti sempre, vigorose sempre."

    La copertina è una foto scattata sulla vera Route 66 durante il mio viaggio negli USA, nel luglio del 2010. L'ho resa in bianco e nero eccetto per la linea tratteggiata al centro che divide le due carreggiate, lasciata nel colore originale. Ho tolto del tutto il cielo azzurro lasciando al suo posto uno sfondo bianco su cui inserire il titolo. Il titolo è volutamente scritto tutto in minuscolo, con un carattere monospaziato simile a quello di una macchina da scrivere. Ho voluto scegliere un titolo semplice, il più semplice possibile. Mi piaceva l'idea che la parola "route", oltre ad indicare il termine "cammino, strada", fosse l'anagramma di "ruote" e fosse quindi un autoriferimento al romanzo stesso, alle ruote della motocicletta, alla ruota panoramica del luna park, e in generale al simbolo del cerchio, il ciclo della vita. Infine ho inserito l'immagine di una vera ruota anteriore di una motocicletta al posto della lettera 'O'. Quando finalmente nel mese di luglio del 2018, cioè esattamente quattro anni dopo aver iniziato a scrivere, ho completato il mio romanzo, ho potuto tirare un grande sospiro di sollievo, come alla fine di un'enorme fatica fisica. Ho pensato tra me e me: ce l'ho fatta!

1 luglio 2019

Route - Trama E Significato


    
Partiamo dal significato del titolo, che poi è il tema centrale di tutto il romanzo: "route" vuol dire percorso, cammino, itinerario, oppure, semplicemente, strada. Se si inverte la seconda lettera con la terza, la parola che viene fuori è "ruote". In effetti di ruote ce ne sono diverse nel racconto; per cominciare ci sono quelle della motocicletta, compagna di avventure e di sventure del protagonista. Come detto, quella del cerchio è una figura ricorrente nel romanzo. La ruota panoramica del luna park gira senza sosta, dai ricordi di bambino del protagonista, fino al suo arrivo al molo di Santa Monica, come a dire che la ruota della vita continua a girare incessantemente. Il cerchio dell'acchiappasogni, regalo dell'autostoppista, rappresenta esso stesso il ciclo della vita.

    James Rising è il protagonista della storia ed è colui che la racconta in prima persona e "in diretta", sempre al tempo presente. Il cognome "Rising" è un riferimento al significato stesso del termine inglese, che vuol dire "nascente, che sorge". Infatti, per lui, questo viaggio costituisce una sorta di rinascita. Route racconta un'intera giornata di viaggio del protagonista a bordo della sua motocicletta, dal motel di Gallup, nel Nuovo Messico, al molo di Santa Monica, in California. L'uomo è partito quattro giorni prima dalla Florida, da una cittadina di nome Rockledge, poco distante dall'oceano Atlantico. Qui vive insieme alla sua figlia quattordicenne Lisa, nella casa che suo padre costruì e dove ha trascorso l'infanzia con i suoi genitori. All'incirca a metà del cammino della sua vita, James decide di intraprendere un lungo viaggio verso la California a bordo della vecchia motocicletta appartenuta a suo padre, rimasta parcheggiata per anni nel garage. Egli l'ha guidata solo poche volte per brevi giri nel quartiere, quand'era ragazzo. Poco prima della partenza, l'uomo decide di dare un nome alla motocicletta, battezzandola affettuosamente "Bonnie". Bonnie è la coprotagonista del racconto, la fedele compagna di viaggio di James. È più che un semplice mezzo di trasporto, ha un'anima. James è separato dalla moglie da diversi anni, è figlio unico e i suoi genitori sono morti in un incidente stradale sull'Interstate 75, in direzione di Atlanta, quando lui aveva ventisette anni. In una notte d'inizio estate egli fa un sogno, il sogno iniziale nella profondità del mare. Quando si sveglia, realizza che la spiaggia dove si mette in salvo è quella di Santa Monica, in California.

    Il motivo che lo spinge ad intraprendere il suo viaggio è legato al semplice fatto che ha un ricordo felice di quella serata trascorsa sul molo di Santa Monica con i suoi genitori, ricordo di cui aveva ormai perso memoria, ma che quel sogno agitato gli riporta alla mente. Quella stessa notte decide di rimettere in sesto, con l'aiuto del suo amico Mark, la vecchia motocicletta di suo padre. Riportare in vita un oggetto a cui esso teneva così tanto, equivale, in un certo senso, a riportare in vita il padre stesso: "Le persone care che non sono più con noi continuano a vivere nei nostri ricordi, ma anche negli oggetti che hanno amato in vita". D’altronde ognuno di noi porta con sé un po’ di ciò che sono o che sono stati i propri genitori, e di coloro che gli hanno preceduti. James rivede il carattere di sua madre, e di conseguenza sua madre stessa, in sua figlia Lisa, la quale lo aiuta a pianificare a grandi linee il viaggio, mettendolo in guardia sui possibili pericoli che potrebbe incontrare lungo il tragitto, proprio come avrebbe fatto sua madre. Alla fine del viaggio, sul molo, l'uomo incontra una donna più giovane di lui. I due si conoscono e si innamorano in breve tempo, trascorrendo una delle più belle serate della loro vita. Quando è notte fonda, si separano, ma con l'intento di rivedersi di lì a breve.

    La storia è continua, senza interruzioni, senza capitoli. Si dipana come una strada, come un film da guardare tutto d'un fiato. Le ruote di Bonnie girano ripetutamente sull'asfalto, così come la rotazione dell'albero motore produce il suo movimento. La ruota panoramica del luna park continua a girare ininterrottamente. Tutto è un cerchio, un ciclo. La terra ruota intorno a sé stessa in ventiquattro ore causando l'alternanza tra giorno e notte. Ruota inoltre intorno al sole nell'arco di un anno, causando altresì il susseguirsi delle stagioni. Il romanzo ha l'intento di tracciare il cammino della vita di un uomo, attraversandone le fasi essenziali:

    Nascita - Viene descritta dal sogno iniziale, nella profondità del mare. Il protagonista si trova immerso nell'acqua, al buio, come il feto è immerso nel liquido amniotico all'interno dell'utero. Il sogno descrive dunque il parto. L'uscita dall'acqua rappresenta l'uscita dall'utero materno; è un'esperienza traumatica ma allo stesso tempo rivelatrice di un mondo nuovo, tutto da scoprire. La prima parte del viaggio simboleggia anch'essa la nascita: le prime luci del mattino, l'aurora, e poi l'alba e il sorgere del sole. La nascita di un nuovo giorno.

    Infanzia - È raffigurata dalla prima parte del mattino. La mente sgombra dai pensieri, il corpo riposato e in piena forza, la freschezza del mattino. Tutto appare nuovo, come se lo si stesse guardando e vivendo per la prima volta. James ricorda la magnifica serata trascorsa sul molo di Santa Monica con i suoi genitori, quand'era bambino.

    Adolescenza - È la seconda parte del mattino. Si possono qui cogliere alcuni elementi tipici di questa fase, come l'incoscienza e lo scarso senso del pericolo di James quando vuole provare il brivido della velocità, infischiandosene dei limiti imposti dai cartelli stradali. E poi ci sono le prime esperienze sentimentali e sensazioni sessuali descritte nel ricordo dell'estate del 1983, poco prima della partenza per Palm Beach con i suoi amici.

    Età adulta - Va dal primo pomeriggio alla sera, prima del tramonto. Il ricordo del tragico incidente occorso ai genitori, quando James si trova nel deserto, sta ad indicare la scoperta della morte e il trauma che questa può causare nei giovani adulti. Ma è grazie a questo drammatico ricordo che l'uomo riesce a riprendersi dallo stato di crisi fisica e mentale nel quale era caduto e a raggiungere la vetta della collina, dalla quale riesce ad avvistare la via della "salvezza".

    Vecchiaia - È rappresentata dal tramonto del sole, intorno alle otto di sera. La stanchezza di un'intera giornata di viaggio, come il lungo viaggio della vita che sta per giungere al termine. Ma anche quando sembra che la vita non possa più riservare sorprese, accade l'impensabile, l'incontro con la ragazza sul molo, determinato solo dalla casualità degli eventi. Le vite delle persone sono dei percorsi scelti dalle persone stesse, ma in definitiva guidati dal caos, lo stesso caos che a un certo punto fa in modo che questi percorsi si incrocino e che due sconosciuti si incontrino una notte, su un molo sopra all'oceano.

    Morte - È la notte più buia e più fonda. Nel finale del romanzo, James torna in acqua come all'inizio, nello stesso luogo descritto nel sogno. L'oceano sconfinato e misterioso simboleggia l'ignoto, il "prima" e il "dopo". L'uomo inizia il suo viaggio dalla costa dell'oceano Atlantico, per giungere infine sulla costa dell'oceano Pacifico, e quindi da un oceano all'altro. In mezzo all'ignoto c’è soltanto il cammino della vita da percorrere e da godersi istante per istante, perché è la sola cosa che si ha. Non avere fretta di raggiungere la propria meta, ma godersi il viaggio, perché è il viaggio che conta e non la meta. Vivere sempre nel qui e nell'ora.

    Il cerchio, dunque, infine si chiude. La vita è come una strada che descrive un cerchio: partenza e arrivo coincidono in un ciclo che si ripete idealmente all'infinito, dalla nascita alla morte. Non a caso il romanzo inizia e termina con la medesima frase: "Buio e silenzio intorno a me".